Arroccati sulla penisola della Cornovaglia, a ridosso sulle suggestive scogliere, i resti del Castello di Tintagel raccontano ancora oggi di sorprendenti e affascinanti leggende legate a un passato tanto lontano quanto mai dimenticato.

Risalente al XIII secolo, si erge su un territorio scuro fatto di ardesia e circondato dal verde dei prati e dall’azzurro dell’Oceano Atlantico. Regala ai suoi visitatori una vista mozzafiato oltre che a storie e leggende avvolte da mistero e magia.

Se sei alla ricerca di una meta non convenzionale per le tue prossime vacanze, vale la pena di scoprire bellissimi scenari e suggestive storie sul Castello di Tintagel e sulla leggenda legata al Re Artù, alla Tavola Rotonda e al Mago Merlino.

Il Castello di Tintagel e le sue leggende

Secondo antiche verità risalenti al XII secolo circa, pare che il Castello di Tintagel sia proprio il luogo in cui nacque Re Artù. Le vicissitudini legate a questo evento si tingono di note magiche. Infatti, si narra che Uther Pendragon, leggendario sovrano della Britannia post-romana e figlio di Costantino II di Britannia, nonostante fosse impegnato a combattere al fianco del Duca di Cornovaglia Gorlois, si invaghì e decise di sedurne la moglie Ygraine. Consapevole dell’ardua impresa, Uther Pendragon convinse Mago Merlino ad aiutarlo. Quest’ultimo permettendogli di assumere le sembianze del Duca di Cornovaglia, lo aiutò a sedurre la giovane donna; dall’unione nacque Re Artù.

Sempre secondo questa leggenda, alcuni decenni più tardi, si narra che il Duca di Cornovaglia Riccardo si decise a costruire proprio in quel luogo l’affascinante fortezza che, nonostante un iniziale splendore, è presto caduta in rovina lasciando di sé soltanto dei resti.

Il sentiero del Castello di Tintagel

Il Castello di Tintagel è raggiungibile grazie a uno stretto sentiero che lo collega al villaggio. Proprio per le sue fattezze, fu descritto dallo storico medievale Geoffrey di Monmouth come un ponte che “tre uomini armati sarebbero stati in grado di difendere, come se avessero avuto l’intero regno di Gran Bretagna al loro fianco”. Il nome del castello deriva, inoltre, proprio dal ponte, e il suo significato è “fortezza dall’entrata stretta”.

Ciò che molti non sanno è che, poco più in basso rispetto al castello, esiste anche la caverna di Merlino. Anche a questo luogo è legata una misteriosa leggenda secondo cui il famoso Mago Merlino sia da tempo rintanato all’interno della suggestiva grotta. La sua presenza è testimoniata dalla sua voce e dal rumore dei suoi passi che qualcuno dichiara di aver sentito.

Il sentiero che collega villaggio e castello, poi, prosegue ancora fino a raggiungere l’antico cimitero della chiesa normanna. Qui tuttora è possibile ammirare le abbandonate pietre tombali ormai semi-sprofondate nel terreno e appartenenti, si dice, ai marinai dispersi. Naturalmente, anche in questo caso, gli autoctoni conservano e tramandano da sempre altre affascinanti e misteriose storie.

Come già anticipato, questo luogo è avvolto da un affascinante intreccio tra storia e magia. Potrai anche non credere a quanto detto, ma certamente visitare un luogo simile con la giusta dose di immaginazione e, in sottofondo, il canto dell’oceano, non può che essere un’esperienza indimenticabile.

Il Castello di Tintagel, gli scavi e i reperti archeologici

Importanti scavi archeologici condotti intorno agli anni ’30 hanno permesso di scoprire come, prima della costruzione del castello, proprio nello stesso punto, si ergesse un monastero, probabilmente del V o VI secolo.

Tuttavia, alcuni ritrovamenti di vasi e anfore fanno intuire che, sempre lì, possa esserci stata anche una fortezza con un importante attracco commerciale.

Un altro interessante ritrovamento risale poi al 1998, anno del rinvenimento di quella che è stata ribattezzata come la Pietra di Artù. Risalente anch’essa al periodo intorno al V secolo, la pietra è un blocco di ardesia utilizzato per coprire un canale di raccolta delle acque piovane.

La principale caratteristica è quella di riportare, sulla sua superficie, delle parole incise. Una di queste incisioni è la parola Artognou che per alcuni studiosi, per somiglianza, pare rimandare al nome di Artù e, dunque, al suo mito.